mercoledì 9 maggio 2007

Punk a Roma

Vivevo in un quartiere di fasci, ai confini con Ponte Milvio dove invece stavano i miei amici, su da me scritte minacciose dappertutto, piazze inaccessibili, strade proibite…i fasci li ho odiati da subito, un sincero odio di classe, per la loro prepotenza a scuola, i soldi, le lacoste, i levis, i rayban, nel mio quartiere erano tutti figli di papà, il peggio del peggio…Una piazza in particolare era ritrovo di cosiddetti picchiatori, la parola “picchiatore” in quegli anni aveva un significato univoco ed era associata a “stupratore”, “missino”, “pariolino”, fascista appunto…quindi anch’io come molti dovetti applicare strane geografie al non-mio quartiere, scorciatoie poco frequentate, giri complicati per arrivare alla fermata dell’autobus…questa sorta di clandestinità è durata fino a quando non è arrivato il punk, li le cose si sono complicate ulteriormente…

Nel 75/76 andavo ancora alle medie, disegnavo e ascoltavo rock’n’roll, quello di Gene Vincent (be bop a lula era tra i 45giri di mio padre, insieme ai Giganti, Antoine, Mina etc), mentre i miei amici già ascoltavano Genesis, Jetro Tull, Soft Machine, PFM, Banco (che mi portarono a vedere dal vivo al Convento Occupato, quello di Stella Rossa).
Eravamo tutti in fissa per la musica, ridisegnavamo le copertine degli lp che ci piacevano e ci passavamo i giornali musicali dell’epoca, Ciao2001, Gong, Muzak, incominciammo pure a strimpellare e ad andare a qualche corteo.
Poi nel 77 con le scuole superiori ci dividemmo, loro al tecnico a Monte Mario io al liceo artistico a Ponte Milvio, loro molto impegnati politicamente io subito risucchiato in occupazione (durata quasi ininterrottamente i due anni che frequentai il liceo) con un sacco di gruppettari e frikkettoni di buona famiglia. Era un liceo “debole”, ci venivano sempre a difendere i compagni del Civis dall’altra parte del Tevere…
Mi ricordo giornate plumbee, notizie continue di aggressioni e ammazzamenti, Walter Rossi su tutti. Ricordo un pomeriggio che siamo andati sul posto dove l'avevano ucciso, pieno di polizia e blindati, era vietato fare slogan, era vietato anche stare li, a un certo punto un compagno grande e grosso cominciò a gridare rabbioso e tutti dietro insieme a lui con le lacrime agli occhi...
Ricordo compagne di liceo che strappavano la tessera della FGC, i filtri che facevano i fasci e che ti dovevi sdraiare per terra sull'autobus per non farti cioccare, il divieto di assembramento, benzina sotto le porte, le stragi…e la musica? Niente, chitarrine acustiche e barbuti rompipalle, giri country e poesia, non ricordo una canzone italiana ribelle, che parlasse della quotidianetà dura di quei tempi...
A metà anno la svolta, la folgorazione davanti ad una copertina dei Ramones e lo stupore di una canzone che partiva con un “…anz, vai, trai!!!” un uan tu tri in tedesco porcoddio! Chi cazzo sono? No, non sono fasci c’hanno i capelli lunghi e i jeans strappati…questa è la mia musica!
Le provocazioni dei Sex Pistols in ritardo ma cominciavano ad arrivare anche qui, le spille, le lamette e le svastiche, la famosa storia dei punk fasci, che creò un sacco di malintesi fino ai primi anni 80 con la famosa megarissa autonomi-punk al Palasport quando suonarono i B52…per me fu quasi istantaneo distanziarmi da quelli di Londra, tanto che punk divenne pank da scrivere sui muri tra slogan di guerra e di dolore…i compagni ci schifavano, i fasci al quartiere ci minacciarono pesantemente (nel frattempo Rik mio amico d’infanzia si coinvolse nell’avventura) ma senza bastonarci, dovevamo sembrare proprio innocui, dei kalimero sfigati…provarono pure a chiederci lumi sul nostro anarconichilismo, questo nel 78 quando cominciarono a vaneggiare il fronte unito contro il sistema, avevano scoperto gli indiani d’america e Bobby Sand, il mis gli faceva schifo e sono finiti a fare macelleria coi NAR…sempre mmerde!
La musica fu la svolta…mentre i fratelli maggiori non ci cagavano, non volevano manco sentir parlare di punk, magari con tutto quello che succedeva c’avevano pure ragione, fatto sta che fummo lasciati soli per molto tempo, fino a quando non conobbi Max, di qualche anno più grande ma malato di rock deviato. Max Sboro lo chiamavano al Visconti, lui era trasteverino doc, perché s’atteggiava da coatto rockettaro in tempi non sospetti…bè Max ci spiegò che prima dei Ramones c’erano stati gli Stooges, i New York Dolls, Lou Reed e che secondo lui il nichilismo non risolveva, bisognava stare dentro il movimento in qualche modo…magari anche con le chitarre.
Dall’estate del 78 la fascinazione del punk sfumò in qualcosa di più consapevole, Max ci fece leggere Stirner e 1984 di Orwell, ascoltavamo i dischi di Faust’O e vivevamo il terrore e il panico che c’erano in strada senza stare dentro nessuna organizzazione…
Nel 79 formammo un gruppo, un trio, basso chitarra e batteria, Apologia di Reato si chiamava…suonammo dal vivo due volte, una al primo festival rock italiano all’Espero, guadagnandoci una sonora stroncatura su Ciao2001 e poi in piazza per i Comitati Autonomi della Magliana in uno sterrato in mezzo ai palazzoni.
Quell'anno aprì il Uonna mitica discoteca sulla Cassia e io per almeno tre anni disegnai tutte le locandine delle serate in cambio di consumazioni e pochi spicci...anche grazie a quel postaccio il punk finalmente conquistò Roma...ma noi c’eravamo già ritirati nell’ombra, lontani dall’anarchia preconfezionata dello stile punk e dall’ortodossia del movimento. Abbiamo continuato a suonare, disegnare, ascoltare tutto quello che la scena musicale italiana di allora proponeva (Faust'O, Ivan Cattaneo, Revolver, Judas, Skiantos), sempre parecchio per i cazzi nostri, attirandoci pure le attenzioni non proprio benevole degli stessi punketti di allora che ci vedevano troppo ambigui, poco classificabili...Fuori dai giri prestabiliti abbiamo conosciuto tanta gente che dalle peggio periferie fuggiva l’oppressione di quegli anni e si metteva a suonare i pezzi di Lou Reed sui gradini delle piazze, noi stavamo a Santa Maria in Trastevere, ci passavamo sigarette e birre e pigliavamo per il culo quelli che arrivavano spiritati per lo skizzetto (giuro è l’ultimo) rimediato de straforo…me ne ricordo tanti, pure più grandi di me, che prima si facevano e che non so come ma la musica, il punk ma più in generale il ritorno del ribellismo rock, aveva scosso e risvegliato, mò s’intrippavano con le chitarre, i concerti, fare gruppi, rubare dischi, cantine per suonare rock’n’roll sgangherato e rabbioso a Torre Angela a Centocelle a Spinaceto (Elettroshock, Uniplux, Lux Fero), si vestivano di nero, poveri e ribelli, e l’eroina sembrava ricacciata indietro…almeno per un pò è stato così, non per molto in verità…

Baci Kris

lunedì 7 maggio 2007

Ottobre 1977


Un souvenir dai miei anni settanta, quando avevo 15 anni...
baci e lamette
a presto
kris

sabato 5 maggio 2007


"Sembra, dunque, che noi dobbiamo alla memoria praticamente tutto ciò che abbiamo o siamo, che le nostre idee o concezioni siano suo prodotto e che la nostra percezione, pensiero e movimenti quotidiani derivino da questa fonte. La memoria raccoglie gli innumerevoli fenomeni della nostra esistenza in un tutto unico; e poichè i nostri corpi sarebbero sparsi nella polvere degli atomi che li compongono se non fossero tenuti insieme dall'attrazione della materia, così la nostra coscienza si frantumerebbe in tanti pezzi quanti sono i secondi che abbiamo vissuto, se non fosse per quella forza unificante della nostra memoria".
Ewald Hering(1870)